Marina Piccinin

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Beatrice e il craniosacrale, un fermo da cui ricominciare.
Ho incontrato il craniosacrale e Beatrice per caso? non credo.
In un momento di difficoltà della mia vita, con un sacco di nodi esplosi a 360°, in un dolore muto e rabbioso, mi sono sdraiata su un lettino e, con Beatrice come operatore, senza saper nulla, Dante e Virgilio, ho cominciato a scendere nelle spire del mio dolore e contemporaneamente a ritrovare me stessa, il mio sé così volutamente nascosto per sopravvivere, e liberarmi, seduta dopo seduta, di tutte quelle infrastrutture difensive di cui mi servivo, e anche fisicamente le mie spalle si raddrizzavano e il collo e la testa uscivano allo scoperto… con altra attitudine.
Più entravo in me e più riuscivo ad accettare i fatti dolorosi che mi portavo appresso, trovando una strada fatta di inattese leggerezze e stupori che si aprivano alla consapevolezza di me e a nuove forme di interpretazione del resto del mondo. Entravo e uscivo, durante e dopo la seduta, in una pace e una quiete che mi permetteva di considerare il rumore e gli eventi esterni della vita presenti ma lontani e la capacità di recupero fortissima.
Io, l’originale…
E’stato un percorso in cui molto ha fatto la presenza costante della guida di Beatrice, presente ed assente nello stesso tempo, il sostenermi nel percorso, nei momenti difficili, con il coraggio di lasciare una sofferenza conosciuta per uno star sicuramente meglio ma nuovo ed ignoto….

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